Bologna ha una tradizione liutaria che è proseguita quasi ininterrottamente da oltre cinque secoli, un sapere che si è tramandato e che oggi viene celebrato con il riconoscimento di Denominazione Comunale ad alcune attività artigianali legate alla liuteria degli strumenti ad arco nella tradizione bolognese, che discendono dalla prestigiosa scuola fiorita a Bologna nella seconda metà dell’800 grazie a Raffaele Fiorini.
Nello specifico, con delibera del Comune di Bologna, hanno ottenuto l’iscrizione al registro De.Co: i liutai Ezia Di Labio, Roberto Regazzi, Bruno Stefanini e Alessandro Urso, il Museo civico di Medicina con il Laboratorio del Maestro liutaio Ansaldo Poggi e la Scuola di Artigianato Artistico del Centopievese.
Che cos'è la Denominazione Comunale D'Origine?
Le De.Co. (denominazioni comunali) sono certificazioni che hanno lo scopo di legare un prodotto al loro territorio comunale.
Introdotte per la prima volta in Italia nel 1990, le Denominazioni Comunali (De.Co.) trovano la loro base normativa nella Legge 142, che attribuisce ai Comuni la facoltà di disciplinare la valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali. Dal 2002, l’istituzione delle De.Co. si avvale generalmente di un regolamento-tipo predisposto dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), ampliando il riconoscimento anche a feste e saperi tradizionali.
Oggi, le De.Co. rappresentano sempre più uno strumento efficace di marketing territoriale, in grado di promuovere il patrimonio culturale locale anche oltre i confini regionali
La storia e le caratteristiche della liuteria bolognese
Le botteghe dei liutai erano e sono al servizio dei concertisti e dei dilettanti non solo per fornire loro nuovi strumenti, ma soprattutto per curare la manutenzione e riparare gli strumenti danneggiati utilizzati dai clienti. Nella seconda metà dell’800 Bologna ferveva di musica e c’erano moltissimi eccellenti concertisti e moltissimi dilettanti, che suonavano nei numerosi teatri della città, pubblici e privati, nelle chiese, nei caffè concerto, ai giardini Margherita.
Curiosamente la città in quel periodo era scarsa di artigiani che potessero occuparsi degli strumenti e per questo motivo Carlo Verardi, che era docente di violino nel prestigioso Liceo Musicale e insegnante di tre membri del famoso Quartetto Bolognese, chiamò a Bologna Raffaele Fiorini, nato vicino a Pianoro e residente a Bazzano, noto per le sue capacità di liutaio e in particolare per le sue doti di riparatore.
È a Palazzo Pepoli che, nel 1868, il Maestro Raffaele Fiorini installò la sua bottega e mise a punto una liuteria particolare, quella che oggi definiamo liuteria bolognese, che insegnò al figlio e agli allievi e che prosegue ancora oggi nei suoi fondamenti. Si tratta di una tecnica costruttiva diversa da quella cremonese (per intenderci, quella di Stradivari), basata sull’utilizzo della “forma esterna” di ispirazione francese, nelle prime fasi di costruzione. Gli strumenti artigianali, noti per l’eleganza e la potenza sonora, rappresentano l’eccellenza del “Suono di Bologna”, un perfetto connubio di tradizione e innovazione che ancora oggi incanta musicisti e pubblico.
Nel Novecento, la tradizione proseguì con figure di spicco come Otello Bignami, che fondò la Scuola di Liuteria Artistica Bolognese. Questo progetto rivoluzionario, supportato dalle istituzioni locali insieme a CNA e al suo ente di formazione Ecipar (oggi CNA Formazione Emilia Romagna Cna Foer), aprì per la prima volta le porte della liuteria anche alle donne, portando un rinnovamento inclusivo in una tradizione radicata.
Celebrità e musicisti di fama mondiale hanno scelto i liutai bolognesi per la creazione e la manutenzione dei loro preziosi strumenti. Tra i casi più iconici, Gaetano Pollastri si distinse per la riparazione di uno Stradivari e un Guarnieri appartenenti alla famiglia Marconi, a testimonianza della fiducia riposta nella maestria di questi artigiani.
Nonostante il progresso tecnologico, la liuteria bolognese rimane fedele alla sua natura artigianale. Ogni strumento, costruito con precisione e passione, è un’opera d’arte unica, capace di unire eleganza, potenza sonora e innovazione.
L’eredità di maestri come Fiorini e Bignami vive ancora oggi nei laboratori bolognesi, dove segreti e tecniche si tramandano con cura da una generazione all’altra. Bologna continua a produrre strumenti apprezzati in tutto il mondo per la loro capacità di emozionare, rispondendo alle esigenze dei musicisti con una sensibilità unica.
Il Maestro Ansaldo Poggi
Tra i nomi più illustri di questa tradizione spicca quello di Ansaldo Poggi, uno dei maestri liutai italiani più rispettati del XX secolo.
Nato nel 1919 a Bologna, Poggi iniziò la sua formazione come apprendista liutaio prima di perfezionarsi nella lavorazione e riparazione di strumenti ad arco. La sua passione per la liuteria lo portò a fondare il suo laboratorio nella città, dove riuscì a creare strumenti di straordinaria qualità, particolarmente apprezzati da musicisti e collezionisti di tutto il mondo.
Poggi fu un innovatore, pur rimanendo fedele alle tecniche tradizionali che caratterizzano la liuteria bolognese, una delle scuole più prestigiose in Italia. I suoi violini, viole e violoncelli sono noti per la loro potenza sonora e la loro bellezza estetica. Le sue creazioni sono spesso paragonate a quelle dei grandi maestri come Stradivari e Guarneri, grazie alla sua capacità di combinare abilmente tecnica e arte.
Un aspetto che contraddistingue Poggi è la sua ricerca continua per il perfezionamento del suono. Ogni strumento realizzato nel suo laboratorio è frutto di una meticolosa selezione dei materiali e di una cura particolare nei dettagli. Inoltre, Poggi fu un grande esperto nella riparazione e nel restauro di strumenti d'epoca, un settore in cui la sua esperienza e maestria sono state molto richieste.
La sua eredità continua a vivere attraverso gli strumenti che ha creato e attraverso il lavoro dei liutai che ha formato nel corso degli anni. Oggi, il nome Poggi è simbolo di eccellenza, un punto di riferimento per chi ama e rispetta l’arte della liuteria.
De.Co. Bologna
Foto di Stefano Laddomada per Bologna Welcome / Palazzo Pepoli